viernes, 6 de enero de 2017

LA PRENSA EUROPEA TACHA AL REGIMEN DE OBIANG DE NARCO-ESTADO


Guinea Equatoriale: un esempio di come funziona un narco-Stato africano


Teodorin Nguema Obiang Mangue, vicepresidente della Guinea Equatoriale a processo per corruzione e riciclaggio in Francia, USA e Spagna, in una delle sue sfarzose proprietà a Malabo. Guinea Equatoriale, 15 settembre 2016. Instagram | @teddynguema

I legami tra i governi o le pubbliche amministrazioni e i traffici illeciti non sono una novità nel panorama internazionale: cambiano nel tempo, si intensificano o si affievoliscono, mutano per non mutare mai in perfetto stile Gattopardo, garantiscono guadagni illeciti a pochi e fiumi di merci illecite a tutti gli altri.
Basti pensare al traffico di droga: la Birmania è stata per anni un vero e proprio prototipo di narco-Stato, con cui i trafficanti dividevano una parte sostanziale dei guadagni derivanti dalla produzione e dal traffico di oppio ed eroina, lo è stato (e in parte lo è ancora) l'Afghanistan, lo sono stati la Colombia e il Perù. Circa un anno fa due nipoti acquisiti del presidente del Venezuela Nicolas Maduro sono stati arrestati alle Bahamas ed estradati negli Stati Uniti per traffico internazionale di cocaina - secondo l'accusa i proventi di questo business avrebbero in parte finanziato la campagna elettorale di Maduro e il Partido Socialista del Venezuela - ma emblematico è anche il caso della Guinea Bissau, per anni definito “il prototipo del narco-Stato”. Dopo la guerra civile l'ex-colonia portoghese in Africa nord-occidentale ha visto il susseguirsi di colpi di stato violenti e sanguinosi, che ne hanno devastato il tessuto economico-produttivo e reso il Paese un porto franco sicuro per i trafficanti di droga internazionali, che con pochi soldi potevano stoccare nei porti e nell'entroterra del paese tonnellate di cocaina proveniente dal Sudamerica, eroina proveniente dall'Asia e derivati della cannabis provenienti dal Marocco. Un vero paradiso del narcotraffico.
Ma non sempre è la devastazione a garantire opportunità per i trafficanti. Spesso queste opportunità, anzi sempre più spesso, si trovano nei Paesi cosiddetti “stabili”, dove il rischio di scontri a fuoco è quasi nullo e dove i governi sono compiacenti, a maggior ragione quando sono disposti ad aprire le tasche per arraffare mazzette di narco-dollari. La Guinea Equatoriale, piccola enclave di 600.000 abitanti tra Camerun e Gabon, sul golfo di Guinea, ne è l'esempio principe: governata dal 1979 dal presidente-sovrano Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, il leader africano più longevo - al potere dal 1979 - tra i più spietati nell'usare il ferro e il fuoco della repressione contro il suo popolo, alla guida di uno delle cleptocrazie più corrotte al mondo, le prime elezioni si sono svolte solo nel 1993. Poco prima della chiamata alle urne il dittatore firmò un decreto con il quale deponeva l'ambasciatore guineano in Spagna, Bruno Ondo Esono: sua moglie Anita, tra l'altro cugina del capo di Stato, era stata trovata in possesso di 32 chili di cocaina. Fermata in un aeroporto in Brasile, dove avrebbe dovuto prendere un volo per la Nigeria, la valigia della signora Anita è stata trovata piena di polvere bianca, uno scandalo che fece saltare anche la testa del primo segretario e dell'addetto stampa dell'ambasciata guineana a Madrid.
La squadra diplomatica inviata in Spagna da Malabo, si scoprì, era in effetti un team di appoggio in Europa per il narcotraffico internazionale: sfruttando l'immunità diplomatica e le vie preferenziali negli aeroporti, nei porti e lungo le frontiere, la missione diplomatica della Guinea Equatoriale era parte di una vasta rete internazionale al cui vertice, secondo il fu autorevole l'Osservatorio Geopolitico sulle Droghe, che ha terminato le attività da tempo e la cui sede era a Parigi, c'era il fratello minore del presidente Obiang, Armengol Ondo Nguema. Secondo le autorità spagnole quella partita di droga sarebbe dovuta arrivare in Nigeria e da qui sarebbe stata trasferita in Gabon via nave o via aerea e da qui, nuovamente, spostata su imbarcazioni leggere nelle varie isole della Guinea Equatoriale, caricata settimanalmente sui voli Iberia per Madrid e infine distribuita in tutta Europa.
Oggi Armengol Ondo Nguema è a capo della sicurezza nazionale, considerato tra gli uomini più influenti del regime e attore importante della guerra interna al potere per stabilire il successore del fratello, una guerra che ha come protagonista il figlio di quest'ultimo Teodorin Nguema Obiang. L'8 ottobre 1990 Jesus Ela Abeme, all'epoca ambasciatore della Guinea Equatoriale in Francia, è stato arrestato per traffico di eroina all'aeroporto Santa Isabel di Malabo. Con lui viaggiava la moglie, che trasportava una borsa contenente 15 milioni di franchi CFA, l'equivalente oggi di 50.000 euro circa. Nel 1991 un addetto militare di alto livello di stanza in Nigeria, David Eyama Angüe Osa, fu arrestato con un carico di 30 chili di cocaina camuffata all'interno di alcune batterie per auto caricate su un aereo cargo della compagnia brasiliana Varig: il presidente Obiang mandò suo figlio Teodorin a negoziare con le autorità antidroga nigeriane, le quali insinuavano che l'addetto militare lavorasse direttamente per la presidenza guineana. Nel 1997 l'ex-ministro dell'informazione Santos Pascual Bikomo è stato arrestato a Madrid con 14 chili di eroina in valigia, probabilmente prodotta in Pakistan, ed ha scontato 9 anni di carcere in Spagna.

Nel 2004 Global Witness ha pubblicato un rapporto nel quale ha descritto il sistema di corruzione dell'oligarchia alla guida del paese e evidenziato i collegamenti del regime con il traffico di droga internazionale: almeno 10 esponenti di alto livello del regime, che viaggiavano con passaporto diplomatico, sono stati arrestati per reati connessi al traffico di droga dalla fine degli anni Ottanta ai primi anni Duemila.
In generale l'andazzo è sempre stato uguale a se stesso e i dirigenti statali degli affari esteri condannati per traffico di droga in Spagna, alle Canarie o in Nigeria e poi espulsi sono sempre stati successivamente promossi dal presidente Obiang: “L'ex procuratore generale della Repubblica di Guinea Equatoriale Carlos Mangue Elunku secondo la stampa spagnola è stato detenuto per reati di droga in Spagna una prima volta nel 1980 e ancora nel 1996. Lucas Nguema Esono, detto “Lukito”, ex-segretario del partito al potere che sostiene il presidente Obiang, è stato espulso dalla Spagna nel 1988 [quando era primo segretario dell'ambasciata, nda] dopo aver cercato di entrare in possesso di una valigia con 340 grammi di eroina e 18 chili di marijuana” dichiarò Alain Labrousse, ex-capo dell'Osservatorio Geopolitico sulle Droghe, di fronte al Parlamento canadese, che indagava sulla corruzione e i traffici illeciti dei diplomatici del Paese africano. Lo ricorda la Open Society Foundation. 
Lukito fu successivamente assegnato all'ambasciata a Madrid, avendo garanzie derivanti dall'immunità diplomatica, e poi nominato Ministro dell'Educazione e dell'Università: poco meno di un paio d'anni fa è stato protagonista della repressione durissima contro le proteste degli studenti guineani, molti dei quali arrestati e torturati, che chiedevano di non aumentare le tasse universitarie.
Il 1 ottobre 2015 il vicepresidente della Guinea Equatoriale Teodorin Nguema Obiang Mangue, figlio del presidente ed erede al trono, ha parlato di fronte all'Assemblea generale dell'ONU facendo le veci del capo di Stato e indicando il traffico di droga come un problema per la sicurezza internazionale: Nguema Obiang è anche protagonista dell'ultimo rapporto di Trasparency International, che lo descrive come uno dei quindici casi al mondo di corruzione più clamorosi, e il 2 gennaio 2017 affronterà da contumace un processo a Parigi per corruzione, appropriazione indebita e riciclaggio di denaro. Un processo simile, anche se mai approdato in un'aula di tribunale ma fermatosi con un patteggiamento in sede istruttoria, lo ha subito negli Stati Uniti, dove un giudice federale lo ha descritto anche come “contrabbandiere di cocaina” ed un terzo procedimento, che lo vede tra gli indagati con altri membri della sua famiglia, sta per aprirsi a Madrid. Nguema Obiang è noto per la vita dissoluta e la scarsa confidenza con il potere, che è per lui più uno strumento per garantirsi un bancomat illimitato e una impunità quasi regale, o forse divina, che qualcosa da amministrare: il suo ex-maggiordomo in Francia, dove utilizzava l'immobile dell'ambasciata come se fosse sua proprietà privata (e in effetti lo era), interrogato dagli investigatori francesi ha descritto con tre parole la vita del rampollo Obiang a Parigi: “Alcol, prostitute e cocaina”.
Secondo fonti di IBTimes Italia ancora oggi la Guinea Equatoriale è un narco-stato perfettamente operativo, oltre che una cleptocrazia dove al potere c'è un sol uomo, vertice dell'oligarchia familiare-tribale che ha egli stesso costruito: il Paese sarebbe infatti un hub perfetto per il traffico di cocaina dall'America Latina grazie alla sua posizione geograficamente strategica. In Guinea Equatoriale la cocaina arriva principalmente a bordo delle navi, spesso viene stoccata negli stessi hangar portuali e viene poi spedita all'estero, principalmente in Europa, sempre a bordo di navi. In particolare il regime sembra che usi il settore ittico come veicolo per il trasporto della preziosa merce, un settore prolifico grazie sopratutto agli accordi internazionali che il regime di Malabo sigla con diversi consorzi, anche nel Mediterraneo.